LTC sta per "Long Term Care", ossia cure di mantenimento, l'insieme dei trattamenti ove la componente assistenziale prevale su quella terapeutica o di riabilitazione. In sostanza, si ha riguardo alla perdita dell'autosufficienza e quindi al bisogno di essere aiutati a svolgere le attività quotidiane di base.
Si tratta di un problema socio-sanitario particolarmente acuto nella parte più avanzata del mondo: laddove l'età media della popolazione è elevata, l'aspettativa di vita è cresciuta in modo repentino, la medicina è in continuo sviluppo, lo stile di vita e le strutture familiari mal si conciliano con una gestione domestica dell'infermo, i costi sono assai elevati e quelli correnti del welfare non tengono il passo con queste nuove esigenze.
La frequenza con cui si elaborano e pubblicano dati sulle dimensioni sociali ed economiche del fenomeno ci consente di ritenerli ormai chiari e acquisiti.
C'è una risposta assicurativa? Sì, ma ancora acerba e parziale. Limitandoci a considerazioni puramente tecniche, bisogna rilevare che questi dati fotografano la situazione in modo grossolano, mentre l'assicuratore ha bisogno di statistiche dettagliate e affidabili: quali eventi o patologie conducono alla perdita dell'autosufficienza, il ruolo delle co-morbilità, le possibilità presenti e future di recupero, l'aspettativa di vita residua, il costo delle prestazioni assistenziali, i trend storici...
In secondo luogo, affrontare in maniera non selettiva o addirittura antiselettiva un rischio di questo genere può essere molto pericoloso. In altri termini, non è credibile raggiungere in tempi brevi le platee di assicurati che formano la mutualità su cui poggia il sistema.
Ciò nonostante, è andata migliorando la qualità normativa delle polizze o almeno sono ormai chiari gli aspetti-chiave, quelli che qualificano l'offerta. Una buona polizza LTC deve ad esempio:
- profilare in modo nitidissimo e semplice le definizioni delle attività che saranno considerate per valutare l'autosufficienza dell'assicurato;
- ridurre davvero al minimo le cause d'inoperatività o esclusione;
- non porre limiti di durata alle prestazioni assicurate, che quindi saranno vitalizie;
- non limitare le prestazioni alla corresponsione di una rendita, bensì prevedere in alternativa l'organizzazione e l'erogazione dei servizi da parte della compagnia, secondo un piano assistenziale discusso con l'assicurato e i suoi familiari e rimodellato nel tempo;
- prevedere significative aperture alle tecnologie esistenti e di futura invenzione, con riguardo alla reperibilità e ai costi di noleggio o servizio;
- non consentire alla compagnia di disdire, recedere o non rinnovare, restando quindi efficace finché ne viene pagato il premio (quindi anche a vita);
- prevedere meccanismi di adeguamento del premio chiari e sostenibili.
La perdita dell'autosufficienza è la preoccupazione più grave che ciascuno di noi avverte pensando alla salute propria e dei suoi cari. Non è tollerabile pensare che, nell'evenienza, il contratto abbia imprecisioni o sveli insidie che potrebbero comprometterne lo scopo.
Un passaggio particolarmente delicato, sotto questo punto di vista, è costituito dalle dichiarazioni che dovessero essere rese sul proprio stato di salute per consentire alla compagnia di valutare la richiesta di copertura. Non v'è dubbio che esigono risposte precise e sincere, ma crediamo che con lo stesso spirito i questionari dovrebbero essere semplici, essenziali e attenti a prevenire ogni incertezza interpretativa.
Questa osservazione e il precedente richiamo alla mutualità rafforzano la convinzione che la LTC trovi la sua espressione migliore nelle polizze che assicurano una collettività, ossia tutti coloro che appartengono a un determinato gruppo (associazione, azienda, cassa, fondo...), e che quindi possono prescidere dalla raccolta d'informazioni sanitarie.