C'è chi lo definisce il rischio più sottovalutato d’Italia. È il tristissimo primato del rischio ambientale, dal quale le aziende italiane non si proteggono in maniera adeguata, nonostante rappresenti una minaccia concreta e interessi aziende di qualsiasi dimensione.
Neppure i recenti casi di cronaca, ILVA su tutti, riescono a far comprendere alle imprese che il rischio ambientale non è solo un serio problema dell’azienda - visto che mette in gioco la solidità patrimoniale, la business continuity e la reputazione - ma rappresenta anche una minaccia per i cittadini, la salute pubblica e l’ambiente.
Ad oggi solo l’1% delle aziende italiane ha sottoscritto una polizza di RC inquinamento, secondo i dati AIBA.
La scarsa consapevolezza dei rischi e delle loro conseguenze, unite alla percezione che le assicurazioni contro l’inquinamento possano costare troppo, sono le principali cause della scarsa adozione delle coperture assicurative.
Ciò nonostante sia ormai in vigore il principio giuridico secondo il quale “Chi inquina paga”, da cui derivano gli obblighi di liquidare il danno prodotto e di bonifica dei luoghi coinvolti dal sinistro, con oneri economici che possono essere molto elevati.
Una maggiore attenzione sembrano dimostrare le grandi aziende rispetto alle piccole o medie imprese, che risultano per lo più prive di una polizza specifica o sottoassicurate, accontentandosi spesso di estendere la polizza di RC generale al rischio d'inquinamento accidentale. Di base, si scontano marcate arretratezze di cultura assicurativa e sensibilirà ambientale.