L’Irpi-Cnr, il centro studi che censisce soltanto i casi più gravi di catastrofe idro-geologica, quelli con seguito di morti o feriti, ha registrato nel 2014 13 grandi eventi con un tributo di 20 morti. Questo colloca l’anno 2014 tra quelli più luttuosi degli ultimi cinquanta anni.
Il bacino del Po pone l’Emilia Romagna alla testa alla classifica nazionale per numero di Comuni a rischio.
L’impatto delle inondazioni sta crescendo e il trend, peraltro non lineare, è la conseguenza di cambiamenti climatici - è l’opinione prevalente tra gli studiosi - e di fattori cosiddetti antropici connessi alla densità della popolazione, allo sviluppo urbanistico e all’evoluzione socioeconomica del territorio. Concause, quest’ultime, che invece appaiono incontestabili.
A dispetto di simili cifre l’industria assicurativa soltanto in parte riesce ad offrire soluzioni per la copertura del rischio alluvioni. Polizze sono normalmente disponibili per le aziende, come estensione delle coperture property ai danni prodotti dalle catastrofi naturali (soprattutto alluvioni o terremoti). Restringendo l’analisi alle alluvioni, è invece sostanzialmente assente l’offerta di protezione per le abitazioni private, mentre da qualche tempo il mercato offre garanzie contro il terremoto.
A tenere lontani gli assicuratori concorrono i rischi di antiselezione del portafoglio, cioè il pericolo di vedere concentrata la domanda di polizze nelle zone a ridosso dei corsi d’acqua o circoscritta ai soli piani terra o seminterrati. Inoltre il processo di tariffazione è difficoltoso poiché è necessario distinguere, e condividere con gli assicurati, fattispecie diverse come esondazioni, allagamenti etc. A differenza di quel che avviene per le aziende, la dimensione comunque modesta dei premi delle polizze dedicate alle abitazioni non permette l’utilizzo ex-ante di perizie utili per censire il rischio e mitigarlo con efficaci misure di prevenzione. Infine le compagnie non dispongono attualmente di una modellistica consolidata e condivisa con i mercati internazionali sul rischio retail, ciò che ostacola il ricorso alla riassicurazione.
Nonostante queste difficoltà l’industria assicurativa italiana è ben consapevole che esiste una domanda potenziale da soddisfare per prodotti di copertura rivolti specificatamente alle famiglie e agli immobili di abitazione. E non è insensibile alle sollecitazioni che, da parte istituzionale, sono venute di recente per superare le attuali criticità ed integrare anche le alluvioni nel sistema pubblico-privato di tutela delle catastrofi naturali di cui si sta discutendo da anni. Con questo documento, frutto di un’ampia consultazione di mercato, vengono per la prima volta esposti i “presidi tecnici” che gli assicuratori italiani considerano indispensabili per poter costruire una nuova famiglia di polizze.
Senza scendere nel dettaglio, secondo un recente studio divulgato dall’Associazione delle compagnie italiane, la disponibilità alla sottoscrizione del rischio alluvione è subordinata a diversi punti chiave:
- costituzione di un sistema misto (pubblico-privato, sull’esempio di modelli già diffusi in Europa);
- offerta generalizzata subordinata al raggiungimento assistito di una massa critica che riduca il pericolo di antiselezione;
- definizione delle responsabilità relative alla manutenzione e difesa del territorio;
- accordo sul perimetro della garanzia privata;
- classificazione degli edifici secondo la loro vulnerabilità alle catastrofi naturali;
- accesso a tutte le informazioni e banche dati oggi dislocate presso disparate amministrazioni.
Lo studio ritiene che tali presidi potrebbero nel tempo consentire al settore assicurativo di assolvere alla sua funzione di protezione anche in questi nuovi ambiti di rischio, mettendo in sicurezza il patrimonio abitativo delle famiglie italiane con un parallelo contributo alla tutela ambientale, realizzando quelle azioni di prevenzione che sempre accompagnano l’intervento di un assicuratore.